martedì 20 novembre 2012

Nichi Vendola: se fossi premier inizierei dal reddito minimo garantito per i giovani

«L’Italia non è un paese per giovani. È un handicap a cui bisogna rispondere concretamente». Nichi Vendola, presidente della regione Puglia e candidato alle primarie del centrosinistra, risponde all'invito della Repubblica degli Stagisti e nel corso dell'intervista focalizzata sui temi dei giovani e del lavoro spiega le sue proposte per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. «Dobbiamo abbandonare le forme di contrattuali che hanno lasciato inevasa la domanda occupazionale delle giovani generazioni e iniziare da un punto inedito in Italia: il reddito minimo garantito». Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà definisce gli stage gratuiti «una vergogna tutta italiana che produce ricchezza inappropriata» e promette che porterebbe con sè in parlamento e a Montecitorio anche giovani under 35 e dottorandi di ricerca, «che hanno sperimentato sulla loro pelle la precarietà».

lunedì 19 novembre 2012

Svizzera-Italia: patto fiscale per Natale

La Svizzera e' "fiduciosa" di raggiungere l'accordo fiscale con l'Italia da sottoporre ai rispettivi governi entro il 21 dicembre. Lo ha sottolineato l'ambasciatore Oscar Knapp, responsabile della Divisione mercati della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali. "I negoziati tra i due Paesi procedono bene - ha affermato Knapp - siamo abbastanza fiduciosi che riusciremo a trovare un accordo da sottoporre ai governi entro il 21 dicembre".
Nel negoziato con l'Italia, come ha spiegato Knapp, ci sono dei punti sui quali si e' gia' trovata una soluzione e altri che sono ancora in discussione, come ad esempio la possibilita' che la Svizzera fornisca all'Italia una lista dei Paesi in cui i clienti italiani potrebbero decidere di trasferire i loro conti attualmente detenuti in Svizzera, come gia' previsto nell'accordo con Germania e Gran Bretagna. Il confronto tra le due delegazioni procede a ritmo serrato e si stanno svolgendo tavoli a livello settimanale, ma al momento non e' previsto un incontro tra i ministri dei due Paesi. Infine, le autorità svizzere fanno sapere che, i  contatti in corso ci sono anche con altri Paesi Ue e non Ue.

mercoledì 14 novembre 2012

Sicilia, M5S restituisce 1,4 mln di rimborsi elettorali

Rimborsi elettorali, il Movimento 5 Stelle dice no e in Sicilia rinuncia a 1,4 milioni di euro. "Oggi con un atto formale ufficializziamo la nostra rinuncia ai rimborsi elettorali. Non si tratta di un mero atto simbolico, ma rinunciamo veramente a una quantità ingente di denaro in un momento in cui la politica si lamenta sempre della carenza di risorse". Così il portavoce regionale del movimento, Giancarlo Cancelleri, si è presentato a Palermo, davanti alla sede dell'Ars, con il fac-simile gigante di un assegno da un milione e 426 mila euro, importo del rimorso elettorale per le regionali in Sicilia, a cui il movimento rinucia.
"Al di là del gesto simbolico - ha chiarito Cancelleri - oggi con un atto formale invieremo alla presidenza della Camera dei deputati e, per conoscenza alla Presidenza dell'Ars, una rinuncia ufficiale ai rimborsi. La nostra speranza è che lo stesso esempio sia seguito dagli altri partiti dando cosi seguito al referendum del '93 con cui i cittadini hanno voluto dire no a finanziamento pubblico ai partiti".

sabato 10 novembre 2012

Primi dieci Paesi in cui è più facile avviare un’impresa...l'Italia è ovviamente all'84° posto

In un periodo di forte crisi come quello attuale, chi sceglie di avviare un’impresa deve non solo pensare al tipo di business in cui lanciarsi ma anche al Paese in cui è preferibile farlo. In momenti economici difficili, infatti, bisogna tener conto anche di fattori come procedure burocratiche, costo della forza lavoro, incidenza delle tasse, ecc. Un aiuto in tal senso arriva dalla World Bank, che nel suo recente report intitolato “Doing business 2013″ ha stilato una vera e propria classifica dei Paesi in cui risulta più facile aprire una nuova impresa. In questa particolare classifica l’Italia figura all’84° posto, una posizione decisamente poco invidiabile e che in molti si aspettavano soprattutto per l’elevato peso della tassazione e per la complicata burocrazia che caratterizza il Paese. Ma passiamo alle prime dieci posizioni della classifica, ovvero ai dieci Paesi in cui, secondo l’indagine della World Bank, è più facile avviare una nuova attività.


1) Nuova Zelanda: in assoluto il Paese in cui è più semplice avviare un nuovo business soprattutto grazie ad una regolamentazione chiara e trasparente e alla snellezza delle procedure;
2) Australia: principalmente per motivazioni analoghe a quelle già citate per la Nuova Zelanda;
3) Canada: in questo Paese la registrazione delle nuove start-up può essere fatta direttamente online, con un notevole risparmio di tempo e di denaro;
4) Singapore: il Paese asiatico risulta ben posizionato in questa graduatoria grazie alla snellezza delle procedure per le start-up
5) Macedonia: il quinto posto per questo paese è considerato dai più una sorpresa, tuttavia gli esperti lo hanno motivato parlando di procedure di registrazione molto semplici e di bassi costi;
6) Hong Kong: anche in questo caso gli esperti hanno ravvisato procedure rapide e snelle per le nuove aziende;
7) Georgia: nel corso degli ultimi anni il Paese ha attuato una modernizzazione del suo sistema burocratico e finanziario;
8) Rwanda: secondo gli esperti è tra i Paesi al mondo in cui è più facile avviare una nuova attività grazie alle procedure veloci e ai costi trascurabili.
9) Biellorussia: Il paese offre tempi brevi e costi molto bassi per chi vuole lanciare una start-up;
10) Irlanda: è considerata la culla di molte start-up grazie ai bassi costi di registrazione e alla legislazione fiscale favorevole.

Roma ladrona? In realtà la capitale e dintorni conta il maggior numero di indigenti del centro Italia


Altro che Roma ladrona. La capitale e dintorni conta il maggior numero di indigenti del centro Italia: sono 400mila le persone che devono far ricorso alle associazioni di volontariato per portare un pasto in tavola. I pacchi alimentari gratuiti sono aumentati in 2 anni del 17%, circa 70mila “nuovi poveri” hanno fatto la fila ai centri Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Banco Opere di Carità. E sono sempre loro, gli ex “normali” ora indigenti: pensionati, famiglie disagiate con figli piccoli, disoccupati.
La soglia di povertà si alza intorno alla Capitale. Secondo il rapporto del “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2012″, sta crescendo una classe di nuovi poveri - esclusi dal Welfare, provati dalla disoccupazione o dai tagli assistenziali -  a cui soltanto le associazioni di volontariato riescono a dare aiuto. Su base nazionale, sono 3,7 milioni le persone assistite nel 2012 dalla rete di 7 organizzazioni caritative riconosciute dall’Agea (Agenzia per la distribuzione delle eccedenze alimentari in agricoltura): nel 2010 erano 2,7 milioni, un milione in meno.
Ben 400mila persone, ovvero una città grande quanto Firenze o Bologna, si sono messe in coda per la distribuzione di beni alimentari nel solo Lazio. Per il 90%, si tratta di pacchi, contenenti olio, pelati, cibo in scatola, pasta, pane. Diminuisce (in proporzione) l’incidenza dei pasti in mensa, a dimostrazione che i nuovi indigenti hanno possibilità di cucinare (e lo preferiscono), ma non arrivano a fine mese.
Il piano europeo di distribuzione degli alimenti, come ammettono gli stessi ministri dello Sviluppo Economico Corrado Passera e delle Politiche Agricole Mario Catania, è l’unico in grado di aiutare la nuova “classe” di poveri: anziani con pensioni da fame (pari al 16% del totale), famiglie numerose o disagiate che non rientrano nei paletti del welfare, disoccupati o inoccupati. I bambini, tanto per dire, sono il 5% del totale. L’impotenza dell’Amministrazione Pubblica è manifesta e conclamata, in questo ambito: solo gli sforzi dei volontari ed i finanziamenti provenienti dall’Unione Europea rendono possibile questo programma di distribuzione “da ultima spiaggia”.
Eppure, il rischio è che venga interrotto anche questo canale di emergenza. A Bruxelles si parla di tagliare i fondi del programma perché “troppo dispendioso”: sono le voci del rigore già sentite per la Grecia e la Spagna, che ne accettavano il fallimento pur di non intaccare le finanze pubbliche del Nord Europa. Passera e Catania giurano di difendere ad oltranza il piano di distribuzione, e sarà bene che ci riescano. Perché 400mila persone nel solo Lazio sono un popolo, lo stesso popolo dell’articolo 1 della Costituzione Italiana. Non possono essere dimenticati.